Venerdì 22 luglio alle 18,00 nella sala conferenze del Centro culturale di S. Francesco saranno illustrati i restauri di un dipinto e di cinque antiche e inedite statue recentemente recuperate dall’Ufficio diocesano BBCC di Ozieri con il fondamentale finanziamento della Fondazione di Sardegna e della Conferenza Episcopale Italiana.
Si tratta di un evento molto importante sia sotto l’aspetto artistico, che storico e religioso, in quanto ci fornisce l’occasione di conoscere alcuni santi che, fino a 2-3 secoli fa, erano ampiamente venerati e invocati dai Sardi e soprattutto dagli Ozieresi, ma oggi quasi sconosciuti ai più.
La rassegna inizia col dipinto olio su tela del “Ritratto di suor Francesca Rosalia Pinna”; questo nome ci riporta indietro di tre secoli, quando le monache Clarisse Cappuccine da Orosei giunsero nel 1753 a Ozieri per fondare un monastero, portando con loro il corpo incorrotto della consorella abadessa deceduta in “odore di santità” (seppure mai canonizzata) 6 anni prima, nonché il suo ritratto pittorico. Le spoglie, cui tutta la diocesi tributava grande devozione, erano custodite all’interno del Convento fino al 1889, anno nel quale le monache furono cacciate da Ozieri, e a partire da quella data affidate alla custodia della Cattedrale per 60 anni e poi definitivamente collocate presso l’archivio del Capitolo della Cattedrale.
L’intervento di restauro, come accennato in precedenza, ha anche riguardato 5 simulacri lignei policromati (risalenti per lo più al Settecento), finora dimenticati in un deposito della chiesa del Rosario dove i tarli la facevano da padroni. Si tratta di 2 simulacri di San Giovanni Nepomuceno (uno grande e più bello, l’altro più piccolo e forse proveniente dall’oratorio ozierese di S. Croce demolito nel 1840), santo Boemo martirizzato nel 1383 e canonizzato nel 1729. Vi è poi una bella statua di San Giovanni Evangelista, che sul mantello riporta l’eloquente iscrizione Inventò e Sculpì Luigi Avallon, A.D.1878 Napoli.
Si prosegue poi con una bella statua di San Pietro d’Alcantara proveniente dalla chiesa di San Francesco (al tempo in cui era officiata dai Frati Minori conventuali); il santo francescano, morto nel 1562 e canonizzato nel 1669, è qui rappresentato imberbe, in saio, con le braccia aperte in contemplazione mistica davanti al Crocifisso.
Infine vi è la statua di Sant’Agostino, forse proveniente dall’altare maggiore della omonima chiesa seicentesca ozierese di “Punta Idda”. Il santo vescovo di Ippona è rappresentato nelle vesti dei monaci agostiniani, con il pastorale e un libro tenuto aperto nella mano sinistra sul quale sono riportati un passo tratto dal De veritate praedestinationionis et gratias del conterraneo Fulgenzio di Ruspe. L’ottima qualità artistica consente di attribuire l’opera al senorbese Giuseppe Antonio Lonis, grande artista del XVIII sec.
Tutti i restauri sono stati progettati ed effettuati dalla Op. BBCC Annalisa Deidda di Cagliari con l’Alta Sorveglianza della dott.ssa Francesca Pirodda della Soprintendenza di Sassari. I restauri sono stati condotti con modalità “didattiche”, ovvero consentendo per tre mesi alle scolaresche (tra cui la III Liceo Classico nell’ambito del progetto “Alternanza Lavoro”) di visitare il laboratorio allestito nella Cappella dell’antico Seminario di piazza “Cantareddu”, visionare il materiale didattico ivi presente e interloquire con la restauratrice in merito alle tecniche di diagnostica adottate, alla progettazione dell’intervento e agli interventi di restauro e reintegrazione.
Ora tutte le opere sono esposte nel Museo diocesano di Arte Sacra di Ozieri, corredate da una puntuale didascalia che rende giustizia alla storia, ma anche agli enti finanziatori.
Interverranno il Vescovo Monsignor Corrado Melis, la restauratrice, dott.ssa Annalisa Deidda, il prof. Soddu della Fondazione di Sardegna, oordinerà i lavori il curatore del museo dott. Demetrio Mascia.
arch. Michele Calaresu